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Noi siamo la storia ed il futuro del Taekwondo

Permettetemi di iniziare con un nome: Sun Jae Park. Se non ci fosse stato lui tutto questo non sarebbe stato possibile. É davvero un peccato non averlo oggi qui con noi. Ogni uomo, nel momento in cui muore, porta via con sé il proprio essere ma lascia i suoi insegnamenti ed il suo esempio. Il Presidente Park di insegnamenti ne ha lasciati tanti, sta ora ad ognuno di noi saperli valorizzare, evolverli e  trasmetterli a coloro che verranno. A lui non interessava  essere commemorato; a lui interessava essere ricordato come una brava persona, una persona che aveva dato qualcosa agli altri.

A noi ha dato il Taekwondo.

Quando fui inizialmente nominato Segretario Generale, l'organizzazione federale era considerata poca cosa nel panorama sportivo nazionale. Dopotutto istituzionalmente non esistevamo se non come gruppo minoritario all'interno di un'altra federazione. Non avevamo una nostra riconoscibilità, non avevamo risorse economiche sufficienti per sviluppare il nostro sport. Non avevamo quell'autonomia indispensabile per realizzare i nostri sogni. Uscire da quella situazione non era facile. Anzi, sapevamo che si sarebbe trattato di una sfida dura da vincere. Molto dura. Accettare quella sfida era però di vitale importanza per il Taekwondo italiano e vincere quella sfida avrebbe consentito di spiccare il volo. 

Sia io che il Presidente Park eravamo consapevoli che a molti sarebbe convenuto che il Taekwondo italiano fosse rimasto in quello stato ed il motivo era semplice: costoro ci guadagnavano a tenerci confinati in uno spazio circoscritto. Siamo dunque partiti da una considerazione fondamentale, quella che nello sport esisti solo se fai parte di un insieme, l’insieme del CONI e dell’Olimpiade. Noi non ne facevamo parte e bisognava quindi lavorare duro sia a livello nazionale che internazionale affinché la situazione cambiasse nel tempo più breve e nel modo più giusto possibile. 

Avevamo davanti un muro enorme da abbattere; un muro di resistenze culturali, economiche e politiche, ma avevamo dalla nostra una determinazione infinita. La determinazione di quelli che sanno di fare la cosa giusta. La posta in gioco era qualcosa di fantastico: dare dignità, ufficialità e una casa vera e propria al Taekwondo italiano. Rinunciare al quel sogno sarebbe stato  il più grande errore che si potesse commettere. Sono stati necessari molti sacrifici, ma ne è valsa la pena.

Da più parti ci veniva sconsigliato di intraprendere quella strada. Dicevano che tutto presumeva che la sfida sarebbe stata persa. Dopotutto era da circa trent'anni che in Italia non veniva riconosciuta una nuova federazione dal CONI e dunque ci veniva chiesto per quale motivo, proprio per il Taekwondo, le cose sarebbero state diverse. 

Noi sapevamo che giocare questa partita avrebbe potuto dire rinunciare ad alcune certezze: a quei contributi economici che, se pur esigui, ci venivano comunque garantiti dalla federazione di appartenenza; al personale che lavorava in federazione, in quanto dipendente di un altro ente; alle strutture sportive che normalmente usavamo, poiché non ci appartenevano; ed a tanto altro che ho dimenticato, o meglio fingo di dimenticare. 

Tante preoccupazioni, tante paure che in ogni occasione, puntualmente, ci venivano ricordate. Ma quello che non capivano coloro che le manifestavano era che quelle erano le loro paure, non le nostre. Noi volevamo un taekwondo libero ed indipendente. Noi volevamo una Federazione Italiana di Taekwondo autonoma. Noi volevamo una nostra identità!

Abbiamo accettato di giocare quella partita contro tutto e contro tutti, con la  convinzione che moltissimi dei praticanti e dei Maestri ci avrebbero sostenuto  e cosi è stato. Quella sfida l'abbiamo vinta, anzi l'abbiamo stravinta, e ci siamo riusciti perché combattere era la cosa giusta da fare!

Noi non esistevamo per il CONI ed oggi siamo il CONI. Noi non eravamo sport olimpico ed oggi siamo sport olimpico. Noi non eravamo una federazione ed oggi siamo una federazione. 

Durante questi anni abbiamo vissuto vittorie e sconfitte e le abbiamo vissute entrambe fino in fondo, mettendoci sempre la faccia, con la consapevolezza che se è molto facile condividere le vittorie, lo stesso non può essere detto per le sconfitte. Abbiamo combattuto duramente per il bene del Taekwondo italiano, lo abbiamo fatto grande portandolo ai vertici mondiali ed europei. Abbiamo raggiunto quello che era il sogno di tutti noi: l’oro olimpico. Ma, nonostante tutto, siamo sempre rimasti fedeli a noi stessi ed ai nostri ideali. Siamo una grande famiglia che ama il Taekwondo.

Il mio programma? Continuare ad essere ciò che siamo sempre stati: dei taekwondoisti convinti, che hanno nel profondo dell’anima lo spirito indomito del combattimento finalizzato alla vittoria dei propri ideali.

Abbiamo fatto molto, ma c'è ancora tanto da fare. Lavoreremo tutti insieme affinché il Taekwondo abbia sempre più la dignità che merita nel nostro paese. Rispetteremo tutti, ma senza alcuna sudditanza. Faremo valere il nostro diritto di esistere in un paese spesso incapace di valorizzare nuove realtà. Combattere è il nostro mestiere e noi combatteremo per prenderci ciò che ci spetta!

La mancata qualificazione ai Giochi di Rio è sicuramente qualcosa che non avremmo voluto che accadesse. La sconfitta è dura da accettare, ma è di fondamentale importanza saperla accettare e gestire, più che per noi stessi, per salvaguardare un qualcosa al quale abbiamo dedicato la nostra vita: il Takwondo italiano. Io non ho paura di accettare la sconfitta, perché conosco la vittoria. Ripartiremo da qui per conquistare Tokio 2020. Lavoreremo tutti insieme, rispettando i tempi necessari, per costruire i campioni del futuro, senza scorciatoie e nel rispetto delle regole, come abbiamo sempre fatto.

Non dimenticate mai che noi abbiamo portato in Italia uno sport che prima non esisteva, e che per l’Italia abbiamo vinto! Abbiamo vinto titoli europei, mondiali ed olimpici. Noi abbiamo imparato a vincere ed a perdere con dignità. Noi siamo coloro che da cinquant'anni creano ogni giorno il futuro del Taekwondo. Spiegare agli altri cosa significhi tutto questo non è semplice. Noi in questi anni non abbiamo governato una federazione, noi l’abbiamo vissuta. 

Durante la mia presidenza, come è avvenuto durante quella del Presidente Park, il bene del nostro sport sarà sempre al primo posto, perché noi siamo la storia ed il futuro del Taekwondo!

Grazie a tutti.

Angelo Cito

RELAZIONE PROGRAMMATICA 2016-2020 (file pdf)